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La nostra ansia non viene dal pensare al futuro,
ma dal volerlo controllare.
(Khalil Gibran)

Il temine ansia deriva dal latino “angere” e significa “stringere”, con questo termine si indica uno stato psicofisico di natura spiacevole in cui la persona avverte un senso di allarme, di apprensione e paura. Tale sensazione può avvenire anche in assenza di uno stimolo esterno reale procurando alla persona una sensazione di pericolo e/o minaccia che lo pone in un continuo stato di allerta. Se per la sopravvivenza della specie una dose di ansia è da ritenersi non solo normale ma auspicabile, poiché ci avverte di eventuali pericoli esterni (ansia normale) quando diventa troppo intensa, sproporzionata o incongrua al reale stimolo esterno allora parliamo di ansia patologica. L’ansia è in questo caso da intendersi come una paura in assenza di evidente pericolo. Le persone spesso riferiscono di una diffusa sensazione di perdita che possono riguardare gli affetti e/o di sicurezza personale, si possono avvertire maggiormente distraibilità, difficoltà del pensiero.
I sintomi più comuni che accompagnano l’ansia sono:

• la tachicardia
• la nausea
• l’emicrania
• tremori
• sudorazione
• sensazione di fame d’aria
• tensione muscolare
• disturbi gastrointestinali

Quando l’ansia influisce sulla qualità della vita di una persona, è auspicabile intraprendere un percorso psicoterapeutico. Uno degli obiettivi della psicoterapia infatti è quello di integrare il contenuto cognitivo (i pensieri) con l’esperienza emotiva; capire la natura e l’origine dell’ansia può aiutare il paziente ad accrescere il senso di controllo, in modo da prevenire esplosioni di angoscia.
L’attacco di panico è una condizione breve ma intensa in cui la persona pensa o sente di essere in procinto di morire, di perdere il controllo, di avere un infarto, un ictus, di “impazzire”; riferisce inoltre di avere provato sensazioni di soffocamento, tremori ed in generale una serie di sintomi spiacevoli che lo hanno indotto a temere per la propria vita. Generalmente l’attacco di panico avviene all’improvviso, senza preavviso e dopo avere raggiunto un apice in intensità, diminuisce all’incirca entro una ventina di minuti. Questi episodi spaventano e turbano molto le persone creando dei grossi disagi familiari e sociali.
Viene diagnosticato un disturbo da attacchi di panico (DAP) quando si presentano attacchi ricorrenti ed inaspettati in cui segue per almeno un mese la preoccupazione ed il timore di averne altri.
Ovviamente è necessario escludere la presenza di fattori organici come ad esempio l’intossicazione da caffeina, l’utilizzo di sostanze stupefacenti o l’ipertiroidismo. Gli attacchi di panico possono manifestarsi anche di notte nella forma di un risveglio improvviso caratterizzato da uno stato d’ansia. E’ importante comprendere che il problema non è l’attacco di panico in sé ma la paura della paura (ansia anticipatoria) che scaturisce dopo aver provato il primo attacco. Più siamo focalizzati sull’ansia e più l‘ansia crescerà.
La persona che soffre di questo disturbo diventa particolarmente attenta alle sensazioni corporee interpretandole come un segno premonitore di ulteriori attacchi.
I sintomi più diffusi, oltre quelli già descritti, sono:

- palpitazione
- tachicardia
- sudorazione
- nausea
- disturbi addominali
- vampate di calore
- capogiri, senso di sbandamento,
- sensazione di svenimento
- secchezza della bocca
- parestesia (sensazione di torpore o di formicolio)

In un percorso psicoterapeutico, l’attenzione viene volta alle esperienze del soggetto sia della vita attuale che passata, i suoi sentimenti, i timori, le aspirazioni, le difficoltà e le capacità. Si analizzano inoltre le emozioni legate alla rabbia, all’ansia da separazioni da persone o situazioni che riguardano quindi sia esperienze passare che vissute nel presente. Come per l’ansia, l’obiettivo è di integrare l’aspetto cognitivo, fondamentale poiché ci aiuta a capire noi stessi, e quello affettivo conoscendo più a fondo i propri aspetti emotivi.

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